Buonasera, pippone!


Proverò, attraverso voli pindarici e arrampicate sugli specchi, a spiegarvi come io sia giunta alla scelta del nome Aletheia per il mio centro e del logo che lo rappresenta.

La sfida più grande sarà passarvi il messaggio che nome e logo c’entrano qualcosa con quello che faccio. Fatemi gli auguri.


Dimenticavo, la spiegazione non dura i canonici 15’’ di una story, tempo massimo per il quale sembra che noi umani del presente riusciamo a stare attenti (essendo ottimisti), quindi opterò per un racconto a puntate. Spero di offrirvi degli spunti di riflessione.

 

Aletheia (ἀλήθεια) è il sostantivo con cui gli antichi greci si riferivano al concetto di verità. Etimologicamente il prefisso alfa privativo, precede la radice lath, che significa dimenticare.

Aletheia dunque indica qualcosa che non è stato dimenticato, qualcosa che non è più nascosto. In questo senso il termine può essere tradotto come verità, nel senso però di rivelazione e di svelamento (grazie, Heidegger).

 

Tutto bello, ma cosa c’entra con uno studio di personal training?

Niente 😀

Semplicemente la mia mente bacata, ha fatto questo parallelismo:

Come in antichità il compito dei sapienti era quello di portare alla luce il vero Essere, attraverso i loro insegnamenti ed impedire che questo tornasse nel suo stato di tenebra, anch’io come professionista del movimento, ho un compito analogo: portare alla luce qualcosa che è naturalmente in dotazione a tutte le persone e che nessuno può negare di possedere, per quanto si convinca del contrario.

 

 

Molti credono di non avere la capacità di percepirsi a livello corporeo, di non avere grandi abilità, sentono i propri muscoli come assopiti, le articolazioni come cerniere cigolanti e arrugginite, tanto da convincersi di essere degli incapaci motori senza speranza.

 

Altri al contrario sovrastimano il proprio livello auto-collocandosi in un punto sulla mappa che non coincide con quello reale.

 

 

Ecco, il mio augurio per tutti coloro i quali decideranno di intraprendere il favoloso cammino di riscoperta del proprio corpo, è quello di aprire gli occhi, di lacerare metaforicamente quel velo di Maya (googla Shopenauer) che nasconde quelle risorse, perché “L’intima natura delle cose ama nascondersi” (googla pure Eraclito) e non è quindi semplicissimo svelare quel potenziale latente che abbiamo.

Faccio una precisazione: la riscoperta del proprio corpo può avvenire anche a 50 anni, dopo 30 anni che si pratica la stessa disciplina!

Il cambiamento è possibile e sarebbe bello intenderlo come rivelazione di ciò che esiste già e che finalmente non si nasconde più.

 

 

 

 

Il professionista del movimento  sarà una guida capace di educarci e insegnarci come sfruttare al meglio il corpo per stare meglio, in salute e a raggiungere gli obiettivi che ci prefissiamo, il tutto cercando di personalizzare il percorso perché la vera essenza di ciascuno non deve per forza essere conforme ad un modello che ci viene universalmente proposto.

 

 

In sintesi, pensi che muoverti non faccia per te?

Aletheia ti direbbe che l’esigenza di muoverti è vera, reale e insita nella tua natura stessa di essere umano😊

Continua…

 

 

 

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